Il teatro: un ponte tra me e te
“non è il teatro ad essere importante, ma superare le frontiere tra me e te: arrivare ad incontrarti per non perderti più tra la folla, né tra le parole, rinunciare alla paura ed alla vergogna alle quali mi costringono i tuoi occhi appena gli sono accessibile tutto intero. Non nascondermi più, essere quello che sono. Almeno qualche minuto, dieci minuti, venti minuti, un’ora. Trovare un luogo dove tale essere in comune sia possibile”.
Con queste parole Grotowsky, drammaturgo polacco del Novecento, descriveva il suo lavoro, il suo mondo. Con queste parole inizia un laboratorio di teatro dove il teatro non rappresenta solo una disciplina da imparare, un linguaggio da assimilare, ma una vera e propria rivoluzione, a livello emotivo, cognitivo e sensoriale. Paura e vergogna sono due emozioni talvolta drammaticamente presenti nel nostro quotidiano. Limitano l'espressività, isolano, relegano il sé in uno spazio minuscolo di libertà dove realizzarsi diviene dolorosamente difficile. Il teatro al servizio del benessere desidera vedere emergere il potenziale di ognuno nella sua unicità. Perché ognuno è custode di una storia da raccontare, la propria. Teatro significa incontro e disvelamento, togliersi una a una tutte le maschere imposte o costruite per scegliere di mostrare il vero sé, a sé stessi, prima ancora che agli altri. D'accordo con Grotowsky, dunque, non è la scena a essere importante, ma il cammino per arrivarvi, il gioco, lo scambio, la fiducia, il gruppo. L'incontro. La scena diviene rito celebrativo di un cambiamento iniziato con la presa di consapevolezza di propri modi, stili relazionali, bisogni, emozioni, limiti. La scena è transizione, cambiamento, celebrazione di un desiderio che prende forma nella persona attraverso il gruppo. Il teatro succede.
